ANTHOLOGY | CHAPTER I
The green and the stone
HILL OF DREAMS (2016)
Jessica Warboys, Hill of Dreams (2016)
film co-commissionato da Tate St.Ives (UK), Casa Masaccio | Centro per l’Arte Contemporanea, Kunsthall Stavanger (NO)
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Who can measure the excellent effects of vagabondage, of the continual rolling which keeps the stone clean of moss and lichen?
Chi può misurare gli eccellenti effetti del vagabondaggio, del continuo fluttuare che mantiene la pietra pulita da muschi e licheni?
Aurthur Machen
AURTHUR MACHEN, Mark Valentine, 1995
Making the film Hill of Dreams (2016) came after visiting a Roman amphitheater in Caerleon, South Wales. I had been working with figures in landscapes for a while, and using locations which lend themselves to becoming stages, such as the Arènes de Lutèce in Paris. So the idea began with the location and then the Roman history connected to it. Just before I visited Caerleon I had been looking at the myth of Boudica, Queen of the Iceni, a Celtic tribe who challenged and fought the Romans in the first century AD. Going to Caerleon felt like a natural progression, following a thread west. The title comes from a book of the same name by the Welsh author and mystic Arthur Machen.
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I discovered Machen during the trip to Caerleon, at first by coming across his novella The Great God Pan, and then by happening to pass by the blue plaque on his former home. I became curious and started to research him, it was then I read his semi-autobiographical novel Hill of Dreams (1907). I don’t think there is a particular moment in his story which struck me in isolation as there are so many fascinating things about him. I think the real attraction was how he overlapped with my story, and became intertwined with the life of the actor that played him, the way in which we were able to follow Machen’s words and footsteps, go off track and then come back again. Hill of Dreams is about journeying into another realm, a pagan world. Machen acted as a kind of guide for me and my small crew in the vast Welsh landscape
JW 2016
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Looking back at filming Hill of Dreams (2016), I continue to see a movement between worlds, a natural and an animated, painted world. As film can be this kind of expanding record which can cut between times and worlds, it consistently pulls me back. In a sense Hill of Dreams is linear but I think the journey we follow is outside of time, moments are refracted. A waterfall falls diagonally, a water veil where the flow is not downwards but a turn in a torqueing landscape, which flows, twists and opens. For me animating the landscape through film brings it closer, in the way painting also does. In Hill of Dreams, landscape is both a powerful and fragile skin where what lies beneath is bigger than us, it’s not merely a backdrop it’s its own world of characters.
JW 2022
L’idea di girare il film Hill of Dreams (2016) mi è venuta dopo aver visitato un anfiteatro romano a Caerleon, nel Sud del Galles. Ho lavorato con attori nel paesaggio per un po’ di tempo, e usato locations che si prestavano a diventare palcoscenici, come le Arènes de Lutèce a Parigi. Quindi l’idea è nata con la location e la storia romana a essa connessa. Poco prima di visitare Caerleon avevo letto del mito di Boudica, regina degli Iceni, una tribù celtica che sfidò i Romani e lottò contro di loro nel I secolo AC. Andare a Caerleon è stata una progressione naturale, seguendo un filo che portava a Ovest. Il titolo viene da un libro omonimo dell’autore e mistico Arthur Machen.
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Ho scoperto Machen durante una gita a Caerleon, in prima battuta leggendo il suo racconto Great God Pan, e poi nella casualità di passare accanto alla targa blu sulla sua casa, che spiegava chi fosse. Mi ha incuriosito e ho cominciato a fare ricerca su di lui, è stato così che ho letto il suo romanzo semi-autobiografico Hill of Dreams (1907). Non credo ci sia un particolare momento della sua storia che mi ha colpito, perché ci sono moltissime cose affascinanti che lo riguardano. Penso che la vera attrazione sia stata rispetto al fatto che la sua storia si sovrapponesse alla mia, che si sia poi intrecciata con la vita dell’attore che lo impersonava, il modo in cui siamo stati capaci di seguire le parole di Machen e le sue orme, e l’andare fuori strada per poi tornare sulla giusta rotta. Hill of Dreams parla del viaggio in un’altra realtà, un mondo pagano. Machen è stato come una sorta di guida per me e il mio piccolo staff nel vasto paesaggio gallese.
JW 2016
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Ripensando ora alle riprese di Hill of Dreams (2016), continuo a vedere un movimento tra mondi, uno naturale e l’altro animato e dipinto. Poiché filmare può essere una sorta di annotazione espansa che eventualmente riprende tra tempi e mondi, il film mi riporta costantemente indietro. In un certo senso Hill of Dreams è lineare ma penso che il viaggio che seguiamo sia fuori dal tempo, i momenti sono rifratti. Una cascata cade in diagonale, un velo d’acqua dove il flusso non è verso il basso ma una svolta in un paesaggio tortuoso, che scorre, si contorce e si apre. Per me animare il paesaggio attraverso il filmare lo avvicina maggiormente, come fa anche la pittura. In Hill of Dreams, il paesaggio è allo stesso tempo una pelle sia potente che che fragile dove ciò che c’è sotto è più grande di noi, non è semplicemente uno sfondo, è il suo proprio mondo di personaggi.
JW 2022
JESSICA WARBOYS (1977 Wales, UK) lives and works in Berlin (DE) and Stavanger (NO).
Selected exhibitions include: Meia-Noite Coimbra Biennial of Contemporary Art, Portugal (2022) Earth Panther Galerie Noah Klink, Berlin (2021) The Ghost Ship and the Sea Change Göteborg Biennale, Sweden (2021) 2020202 Gaudel de Stampa, Paris (2020) Hill of Dreams Tate St Ives, Cornwall, UK (2017) Topo Scenic Kunsthall Stavanger, Norway (2016) Allotropes Casa Masaccio, Italy (2016) Angle Pose Kunstverein Amsterdam (2016) Superior Props 1857, Oslo (2015) Ab Ovo Spike Island, Bristol, UK (2013) dOCUMENTA 13 Kassel, Germany (2012) and Victory Park Tree Painting Cell Project Space, London (2011).