SUL MIO CUORE NUDO
Per comprendere l’amore mistico nei secoli che precedono il XIX è necessario immedesimarsi nelle donne che l’hanno provato. Non sono donne libere; nei casi più antichi, non sono donne che immaginano di poter accedere o di avere diritto a qualche forma di libertà. Il loro desiderio di emancipazione si gioca quasi sempre in maniera inconscia, nel rifiuto e nell’astinenza, talvolta nel castigo auto-inflitto, più che nella vivacità del desiderio. Il santo digiuno, le forme mistiche di anoressia nervosa, sono un esempio emblematico di come la donna riusciva a sottrarsi alle norme imposte dalla società patriarcale – che la voleva sana e forte per assolvere alle proprie mansioni di moglie e madre – tramite il rifiuto, in questo caso del cibo.
L’amore mistico è parimenti l’unica forma di amore che la donna può vivere completamente a proprio modo, in un mondo dello spirito che vive in lei e che non risponde ad alcuna regola fuori di lei. In questa maniera Dio si sostituisce alla società, coinvolgendo la donna in un rapporto dove ella può vivere le proprie passioni di sposa, di madre, di ragazza senza alcun pudore o vergogna. Paradossalmente, l’amore mistico nutrito da sante, monache, donne pie, è quanto di più irriverente ed estraneo alla norma sociale, tanto che molti dei nomi al femminile oggi adorati nella religione in vita venivano temuti.
Nel 1907 il filosofo, teologo e pedagogista Martin Buber (1878, Vienna – 1965, Gerusalemme) compilò un’antologia di mistici, modificata nel 1921: Confessioni estatiche, pubblicata in Italia da Adelphi nel 1987 nella traduzione di Cinzia Romani. L’antologia di Buber è stata fondamentale per numerosi scrittori, da Jorge Luis Borges a Robert Musil; proprio per questo, per la sua fortuna nel tramandare le più fiorite parole della mistica, anche Casa Masaccio vi attinge per MISTICHE-CUORI SACRI, estrapolando due passaggi sulle declinazioni dell’amore mistico, sempre vissuto sulla soglia tra il bisogno di vivere e quello di morire. La prima voce, quella che impersona l’amore mistico della sposa, appartiene alla beata Angela da Foligno (1248-1309), terziaria francescana, la seconda alla domenicana Margaretha Ebner (1291-1351), che invece presenta l’amore mistico della madre.
Angela da Foligno
E in me vedevo due parti, come se in me fosse tracciata una strada. E da una parte scorgevo l’amore e tutto il bene che veniva da Dio e non da me; e dall’altra vedevo me stessa scarna e appassita, e che da me nulla veniva di buono. E da questo capivo che non ero io ad amare, quantunque mi vedessi nell’amore, ma che la creatura amante veniva solo da Dio e che intorno a lei si raccoglieva l’amore suscitando un amore ancora più grande e ardente di prima, e io anelavo ad accorrere a quell’amore. E tra questo amore, il quale è così grande che allora non potevo sapere che ne esistesse uno più grande, fino a quando non fui sopraffatta da quell’altro amore simile alla morte – tra l’amore puro, dunque, e quell’altro amore più grande di tutti e simile alla morte, ce n’è uno intermedio del quale non sono capace di raccontare nulla; perché è così profondo e dilettevole e gaudioso da non poter essere espresso in parole. E allora non volli sentire più nulla della Passione, né che Dio fosse nominato in mia presenza; poiché, se Dio viene nominato in mia presenza, io lo sento in me con un tale godimento da cadere in terra svenuta per amore; e tutto il resto, che è meno di lui, mi diventa un impaccio. E mi sembra un nulla ciò che si dice nel Vangelo o nella vita di Cristo o in un qualunque discorso che riguarda Dio, poiché io in Dio contemplo cose più grandi e incomparabili. E quando torno da quell’amore sono tutta paga, tutta angelica, tanto da amare rospi e vermi, e gli stessi demoni. E quando sono in quello stato, se anche mi sbranasse un animale selvaggio io non ci baderei, e non mi sembrerebbe di patire alcun dolore. E allora anche il ricordo e il pensiero della Passione di Cristo non è più doloroso. Poiché in quello stato non ci sono più lacrime.
Margaretha Ebner
Poiché in quel tempo era risuonato l’Alleluia, cominciai a osservare il silenzio con la massima gioia e, in particolare, il giorno di martedì grasso ero in grandi grazie. E la notte del martedì grasso, quando ero sola nel coro dopo il Mattutino, inginocchiandomi davanti all’altare fui presa da un grande timore, e allora, in quel timore, avvolta da una grazia smisurata. […]
Possiedo un’immagine di nostro Signore bambino in una culla. Quando poi dal Signore a ciò sono indotta con grandissima dolcezza, e diletto, e brama, nonché con benigna invocazione, poiché il mio Signore mi apostrofa: « Se tu non mi allatti mi sottrarrò a te, proprio quando mi amerai più di ogni altra cosa », allora io prendo l’immagine dalla culla e, con grande diletto e dolcezza, la metto sul mio cuore nudo, e allora sento la grazia farsi più forte che mai per la presenza di Dio, tanto che poi mi stupisco che la nostra amata Signora abbia potuto sopportare la costante presenza di Dio; allora mi viene risposto per mezzo delle parole veritiere dell’arcangelo Gabriele: « Spiritus Sanctus supervenit in te ». Ma la mia brama e il mio piacere è nell’allattare, così che la schietta natura umana di Dio mi purifica, e il suo amore ardente mi accende, e la sua presenza e la sua dolce grazia mi pervadono, sicché io vengo attratta nel vero godimento della sua natura divina, e con me tutte le anime amanti che hanno vissuto nella verità.
Lotta per il piacere, come prendere in mano il proprio cuore, estasi pura. “Struggle For Pleasure” (insieme a “Close Cover”, ma forse con maggiore forza) è “la hit” di Wim Mertens. Sicuramente il brano più conosciuto, quello che di solito esegue (proprio insieme a “Close Cover”) come bis nei concerti, quando ha espresso tutta la sua forza creativa, ha svolto i seducenti percorsi dove ha condotto l’ascoltatore, e quando – infine – dona il massimo godimento finale, che è anche una sorta di “salita mistica” e di ritorno alla libertà, alle origini.
L’incipit del brano è una scarica elettrica, riconoscibile, e scatta, immancabile, l’applauso. Quel grappolo di note sospese, dove la leggera sospensione crea attesa, è veramente un segnale vincente. L’ostinato entra con vigore e avvolge il tema iniziale e lo sviluppa in successive melodie. L’incastro è efficace fino all’impiego dell’arpeggio in un’ottava più acuta. Nell’abum omonimo dove venne pubblicato per la prima volta nel 1983 era solo strumentale, Mertens ha poi proposto altre versioni con la voce, per quartetto d’archi e sax, per orchestra, per coro e orchestra…
Fa parte anche della celebre colonna sonora del film di Peter Greenaway “The Belly Of An Architect”, si trovano molte versioni dal vivo ed è pubblicato anche nell’opera celebrativa “Inescapable 1980-2020”. Nel 1991 Materiali Sonori pubblicò un CD e LP omonimi, in una confezione esclusiva per l’talia. Il successo, inteso anche come “diffusione”, è sicuramente legato all’utilizzazione di un minuto (con editing apposito) in un celebre spot pubblicitario (legato a Merit Cup), ma è la potenza espressa dal suo incedere e al crescendo che ne determinano tutta la sua capacità di comunicazione.
Giampiero Bigazzi, Novembre 2022
ON GOING ONLINE:MISTICHE-CUORI SACRI. Ebbre di desiderio, prive di tutto
a cura di Rita Selvaggio e Sofia Silva
Ricerca Iconografica e Apparati: Chiara Di Maria, Valentina Rubino
Wim Mertens, brano selezionato da Giampiero Bigazzi
27 Ottobre 2022 – 26 Gennaio 2023
Programma legato ai temi di “PUPILLE. Ci fioriscono gli occhi se ci guardiamo”, mostra collaterale di “Masaccio e Angelico. Dialogo sulla verità nella pittura” promossa e organizzata dal Comune di San Giovanni Valdarno e inserita nel progetto “Terre degli Uffizi” ideato e realizzato da Gallerie degli Uffizi e Fondazione CR Firenze, all’interno delle rispettive iniziative “Uffizi Diffusi e Piccoli Grandi Musei”.