Dissentire
Casa Masaccio presenta Dissentire, una mostra che sottolinea il ruolo dell’artista come strumento di trasmissione della Storia e come critico della storiografia attraverso l’arte.
Michelangelo Consani e’ stato invitato a “dissentire” sul lavoro da lui presentato in questo spazio nella mostra precedente; mentre Fernando Sánchez Castillo, Cristina Lucas, Cabello/Carceller e Yaima Carrazana si fanno cronisti di nuovi sguardi sul passato.
DISSENTIRE
A cura di Alba Braza Boïls
Casa Masaccio, San Giovanni Valdarno
4 maggio– 9 giugno 2013
Inaugurazione sabato 4 maggio 2013 ore 18.00
Fernando Sánchez Castillo, Cristina Lucas, Cabello/Carceller, Yaima Carrazana, Michelangelo Consani.
La mostra è promossa da Casa Masaccio Centro per l’Arte Contemporanea nell’ambito del progetto di iniziativa regionale Toscanaincontemporanea2012.
Casa Masaccio Arte Contemporanea presenta la mostra Dissentire, curata da Alba Braza Boïls. L’esposizione comprende i lavori di cinque artisti: Fernando Sánchez Castillo, Cristina Lucas, Cabello/Carceller, Yaima Carrazana e Michelangelo Consani.
Dissentire mette in evidenza il ruolo dell’artista come elemento di trasmissione della storia e come un agente critico della nostra storiografia, e riflette sul potenziale della Storia dell’Arte come risorsa per scrivere la Storia.
Tradizionalmente la Storia dell’Arte e la Storia sono presentate in modo parallelo, facendo diventare la prima uno strumento oggettivo, documentario. Possiamo considerare più semplice interpretare l’arte contemporanea come un racconto pieno di decodificazioni soggettive risultanti dall’ideologia di ogni artista; l’arte del passato è invece ormai consacrata, si colloca di solito all’interno di una cornice fissa con una lettura già stabilita dalle proprie fonti di documentazione.
Dissentire accoglie il lavoro di artisti che usano proprio l’arte come mezzo per riflettere sul suo ruolo di strumento di trasmissione e creatore di soggettività. Senza trattarsi di esempi unici, né pretendendo che siano rivelatori, la mostra ha tre punti di partenza sovrapposti che confliggono fra loro: Dissentire dalla storia attraverso l’opera d’arte, Dissentire dalla storia narrata da opere monumentali e/o anonime, Dissentire su di noi come partecipanti del gioco.
Dissentire dalla storia attraverso l’opera d’arte
Fra le immagini che oramai formano la nostra memoria, che identifichiamo come un fatto storico univoco, troviamo “La libertà che guida il popolo” (1830) di Eugène Delacroix, sulla quale potremmo aggiungere, come disse Roland Barthes, che per spiegare qualcosa, il pittore ha a disposizione soltanto un istante, che immobilizzerà sulla tela, per questo lo deve scegliere con molta cura (“Diderot, Brecht, Eisenstein”, Image—Music—Text, Hill and Wang, 1997).
Cristina Lucas, avvantaggiata dal poter lavorare con l’immagine in movimento, parte da questa accurata scena, scelta da Delacroix, per fare una lettura critica di quel trionfo delle libertà ottenute grazie alla Rivoluzione Francese, che ipotizzava grandi progressi per gli uomini, ma non altrettanti per le donne. Questo video, La liberté raisonnée, parte ironicamente dalla scena del dipinto, ma va avanti per alcuni secondi mostrando uno sguardo critico nei confronti di un sistema di potere.
In Habla (Parla), sempre di Cristina Lucas, il punto di partenza è la leggenda che racconta di Michelangelo che, contemplando il “Mosè” al termine delle ultime rifiniture, picchiando il ginocchio della scultura chiede: “Perché non parli?”. Leggenda o realtà, possiamo solo essere certi che non ebbe mai risposta, così come Lucas quando si rivolge a questa immagine del patriarca del monoteismo, al quale chiede risposte e chiarimenti lasciandosi trasportare dall’ira, causata dall’incomprensione, fino a distruggere (forse “uccidere”) la scultura a martellate.
Simboli di potere occulti nella bellezza sono presenti anche in Pegasus Dance, di Fernando Sánchez Castillo. Nel video due furgoni usati dalla polizia antisommossa fanno un’esibizione coreografica al ritmo di “Artist Life” di Strauss.
Il bisogno di creare nuovi capitoli in libri già compiuti si fa ancora più urgente in un presente ricco di trasformazioni epocali e di svolte politico-economiche a livello globale, che non solo richiedono risposte, ma anche spiegazioni che giacciono dimenticate in archivi nefandi. Álex, la protagonista di A/O (Caso Céspedes), di Cabello/Carceller, apre uno degli archivi più segreti, quelli dei processi della Inquisizione Spagnola. Ci racconta la vita di Elena de Céspedes, che nata donna, mulatta e schiava nella Spagna del secolo XVI, andrà alla Guerra dei Moreschi travestita da uomo; vivrà e studierà medicina con questa identità e diventerà la prima donna chirurgo della storia. In seguito si sposerà nuovamente, ora con una donna, riuscendo perfino ad ingannare il Tribunale dell’Inquisizione che aveva dubbi sulla sua virilità.
La vita di questo personaggio storico dimenticato viene narrata attraverso l’identità di Álex, che assumendo l’immagine del protagonista del film di Antonioni Blow Up (1966), ci pone la seguente domanda: “Il presente è il prodotto del passato, ma cosa sappiamo noi della storia?”.
Dissentire stabilisce il ruolo dell’artista come cronista della Storia e lo assume come una figura che ha la possibilità di aprire nuove letture.
Yaima Carrazana indaga negli errori di traduzione degli erràta còrrige che compaiono a volte nei mezzi di divulgazione. Potrebbe sembrarci strano l’errore di interpretazione che finì per dare delle piccole corna al “Mosè” di Michelangelo, ma invece non si tratta di un fatto isolato.
Che Guevara y el Arte Conceptual è composto dal libro intitolato “Conceptual Art”, edito da Taschen nel 2005, aperto alla pagina 8; su questo l’artista ha effettuato un intervento che è consistito nell’evidenziare in colore giallo un errore palese trovato nel testo, che recita così: “Che Guevara morì in Colombia in uno scontro con l’esercito. Forse “scontro” è una interpretazione soggettiva dello scrittore, o forse si tratta di una traduzione inesatta, ma sicuramente accadde in Bolivia.
Una modifica della logica dell’ordine e della composizione potrebbe essere la spiegazione di Untitled. (Moscú 1988 – New York 2003)sempre di Yaima Carrazana. Qui si mostrano due libri trovati dall’artista: Kasimir Malevich 1878-1935, Mosca 1988e Kasimir Malevich: Suprematism, New York, 2003. Entrambi illustrano il lavoro Rettangolo Nero, Triangolo Blu (1915) di Malevich, ma mentre nel primo l’opera è correttamente collocata, nel secondo l’immagine è ruotata di novanta gradi, in modo tale che l’opera è ora più vicina ad un paesaggio con una montagna blu che all’opera originale.
Dissentire dalla storia narrata da opere monumentali e/o anonime
Uno dei lavori che riprende discorsi che rompono patti di silenzio fra presunti gentiluomini e che dà parola a personaggi secondari è Baraka, di Fernando Sánchez Castillo. Nel video l’artista intervista la persona incaricata di realizzare la maschera mortuaria del dittatore Franco. L’artigiano, fino ad ora anonimo, ci spiega dettagliatamente il processo di realizzazione delle ultime tre immagini fatte al dittatore dopo la sua morte: lo stampo del viso, del pugno e del palmo della sua mano. Si tratta di una testimonianza che comincia con la confessione dell’artigiano di avere preso una ciglia del defunto, ciglia che diventerà un’ossessione per l’artista; il video continua con la visita dell’artista a una serie di indovini per far leggere, attraverso una fotografia, le linee della mano del dittatore.
La revisione della storiografia può causare discordia e risvegliare emozioni che pensavamo dimenticate. Per effettuarla basta spostare le statue, oppure abbiamo bisogno di distruggerle? Potremmo includere le statue equestri o maschere mortuarie recenti dentro della Storia del’Arte privandole del messaggio per il quale furono create?
False Flag, di Michelangelo Consani, usa il potere trasmesso dalle opere monumentali e dalle sculture commemorative a beneficio di chi dissente. Le due sculture sono di artisti anonimi che lavorarono al servizio di Mao Tse-tung. La prima rappresenta un aguzzino che brandisce la frusta e la seconda uno schiavo incatenato. Le due sculture appartenevano a un gruppo di circa cinquanta elementi pubblicati in un libro edito in Cina e trovato dall’artista. Nonostante il loro aspetto monumentale, si tratta di due sculture di piccolo formato, tascabili, facili da nascondere nell’urgenza. Inoltre, il termine “false flag” (falsa bandiera) allude alla strategia condotta generalmente da governi, servizi segreti o agenzie d’intelligence, che creano falsi nemici per controllare l’opinione pubblica.
Dissentire su di noi come partecipanti del gioco.
Yaima Carrazana rivede le opere di una serie di artisti contemporanei hanno usato il gioco del mikado per farne un’opera sociale, politica.
The Last Mikado cita il lavoro di questi artisti, lo studia e lo ripete proponendo ironicamente un’opera che vuole polemicamente porre fine a questa serie.
Michelangelo Consani, accoglie l’azzardato invito della curatrice a dissentire dal lavoro da lui presentato in questo spazio nella mostra precedente. Sono rare le occasioni in cui un artista modifica un lavoro finito e già presentato in pubblico, anche quando i suoi convincimenti, le sue idee sono mutati rispetto alle premesse. Possiamo accettare che una diversa visione del mondo dell’artista, un suo diverso punto di vista lo costringa a operare un cambiamento su una sua opera già finita? L’opera David (Verrocchio) e la patata: The Caspian Depression. And a One Straw Revolution sarà l’oggetto di questo esperimento generando molteplici implicite domande sulla professione dell’artista e la sua funzione sociale.
Dissentire dà spazio a nuove letture o interpretazioni che potrebbero essere anche esse il punto di partenza per “dissentire” dalla propria teoria.
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Ingresso gratuito.
Orari:
feriali 15.00 – 19.00 festivi 10.00 – 12.00 | 15.00 – 19.00
a cura di
casa masaccio / centro per l’arte contemporanea
52027 San Giovanni Valdarno
Corso Italia, 83
Tel. 055 9126283
casamasaccio@comunesgv.it
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