MISTICHE – CUORI SACRION GOING ON LINE

IL CUORE ERA DIVERSO

Miguel Cabrera (Messicano,1695-1758), Santa Gertrude, 1763, olio su tela, cm 110.49x88.27, Texas, Dallas Museum of Art.

Miguel Cabrera (Messicano,1695-1758), Santa Gertrude, 1763, olio su tela, cm 110.49×88.27, Texas, Dallas Museum of Art.

Nel 1962 uscì per Éditions Gallimard Symboles fondamentaux de la Science sacrée dello scrittore, esoterista e filosofo francese René Guénon (1886-1951), un libro che si proponeva di ripercorrere a livello globale, spaziando tra i continenti e le religioni, il simbolismo del sacro: la cupola, la ruota, la Tetraktys, l’uovo del Mondo, l’Albero della Vita…
Di cosa era simbolo il cuore prima che la cultura romantica se ne appropriasse come centro dell’affettività? Perché sante e mistiche utilizzano un lessico sentimentale, affettivo, dove sempre trionfa la parola “cuore” per parlare della propria vicinanza a Dio? Siamo abituati a darne una interpretazione post-psicanalitica, disconoscendo però il valore simbolico del linguaggio nei secoli più antichi, dimenticando che prima del XVIII secolo il cuore era diverso.

Ecco René Guénon nel paragrafo titolato Il cuore raggiante e il cuore fiammeggiante parte di Simboli della scienza sacra (ed. Adelphi, 1975):

E’ quasi superfluo ricordare che l’assimilazione del sole e del cuore, in quanto aventi entrambi un significato ‘centrale’, è comune a tutte le dottrine tradizionali, in Occidente come in Oriente; così, per esempio, Proclo si rivolge al sole: « Occupando al di sopra dell’etere il trono di mezzo, e avendo per faccia un cerchio sfolgorante che è il Cuore del Mondo, tu riempi tutto di una provvidenza in grado di risvegliare l’intelligenza ». Citiamo questo testo in particolare, invece di molti altri, per via della menzione formale dell’intelligenza che vi compare; e, come abbiamo spesso avuto occasione di spiegare, il cuore è anche considerato in ogni tradizione anzitutto come sede dell’intelligenza. D’altronde, secondo Macrobio, « il nome di Intelligenza del Mondo che si dà al sole risponde a quello di Cuore del Cielo; fonte della luce eterea, il Sole è per questo fluido quel che il cuore è per l’essere animato »; e Plutarco scrive che il Sole « con la forza di un cuore, sparge e diffonde da sé il calore e la luce, come se fossero il sangue e il soffio ». [..]

In certi casi, per quanto concerne il cuore, la raffigurazione comporta uno solo dei due aspetti di luce e calore: la luce è naturalmente rappresentata da un irradiamento di tipo normale, cioè formato unicamente dai raggi rettilinei; in quanto al calore, esso è rappresentato il più delle volte da fiamme uscenti dal cuore. Si può d’altronde osservare che l’irradiamento, anche quando i due aspetti vi sono riuniti, sembra in genere suggerire una preponderanza riconosciuta all’aspetto luminoso; questa interpretazione è confermata dal fatto che le rappresentazioni del cuore raggiante, con o senza la distinzione delle due specie di raggi, sono le più antiche e risalgono per lo più a epoche in cui l’intelligenza era ancora riferita tradizionalmente al cuore, mentre quelle del cuore fiammeggiante si sono diffuse soprattutto con le idee moderne che riducono il cuore a corrispondere solo al sentimento.

Guénon spiega che il cuore era sede dell’Intelligenza, e che l’Intelligenza non era identificabile nel più moderno concetto di Ragione, ma comprendeva l’Amore. La deviazione del significato del cuore come slegato dall’Intelligenza “è imputabile in gran parte al razionalismo, in quanto esso pretende di affermare una pura e semplice identificazione fra l’intelligenza e la ragione, senonché non con quest’ultima è in rapporto il cuore, bensì con l’intelletto trascendente, che appunto è ignorato o addirittura negato dal razionalismo”. In altre parole, se non si coglie la storia di questi concetti nei secoli che precedono la coscienza contemporanea, non si può parimenti comprendere il linguaggio delle sante e mistiche. Intelligenza pura è diversa da Ragione, così come Amore è diverso da Sentimento. Continua Guénon:

Si può facilmente comprendere, infatti, come certi termini tratti dall’affettività siano come molti altri suscettibili di una trasposizione analogica in un ordine superiore, poiché tutte le cose hanno effettivamente, oltre al loro senso immediato e letterale, valore di simboli in rapporto a realtà più profonde; e così è palesemente, in particolare, tutte le volte che nelle dottrine tradizionali si parla di amore. Nei mistici stessi, malgrado certe inevitabili confusioni, il linguaggio affettivo appare soprattutto un modo d’espressione simbolica poiché, quale sia in essi la parte incontestabilmente attribuibile al sentimento nel senso comune della parola, è comunque inammissibile che si tratti soltanto di emozioni e affetti puramente umani riferiti tali e quali a un oggetto sopra-umano, con buona pace degli psicologi moderni che sostengono il contrario.

Guénon spiega come in tutti i testi sul misticismo il cuore sia antico, legato non alla ragione, non al sentimento, ma all’Intelletto trascendente. I cuori sono sacri non perché le donne che ne parlano sono pure, ma perché si rifanno a un’idea di amore più ampia di quella che noi oggi conosciamo. Leggere il cuore delle mistiche, tra le righe.

Santa Gertrude la Grande (1256-1302), fu monaca cistercense del monastero di Helfta, in Sassonia. Nelle sue Revelationes o Legatus divinae pietatis descrisse la sua prima visione del Redentore in sembianze di adolescente, venuto a consolarla e a prometterle la salvezza: “O maestro dolcissimo, o consigliere sapientissimo, o soccorritore benignissimo, o amico fedelissimo…Io preferisco Te ad ogni creatura, per Te rinuncio ad ogni piacere, per Te sopporto ogni avversità, non cercando in ogni cosa che la tua lode. Col cuore e con la bocca confesso che Tu sei il Principio di ogni bene”. Ispirandosi alla spiritualità del suo Ordine, Santa Gertrude è l’antesignana della devozione del Sacro Cuore di Gesù; anche l’iconografia la raffigura in abiti monastici, con un cuore infiammato che racchiude Gesù Bambino secondo il motto: “In corde Gertrudis invenietis Me” (Nel cuore di Gertrude troverete me). Tra gli altri attributi compaiono il libro, il bastone pastorale e un ramo di palma. Così si verifica nella tela settecentesca del pittore messicano Miguel Cabrera, conservata al Dallas Museum of Art.

Wim Mertens, No Testament, 1989

“No Testament” è uno dei brani più importanti dell’intera produzione di Wim Mertens, pubblicato alla fine di quello che si potrebbe definire il primo periodo della sua carriera. Fa parte dell’album Motives for Writing, uscito nel 1989. Il maestro belga è alla guida di un largo ensemble in cui primeggiano gli strumenti a fiato e introduce nelle sue composizioni (una delle prime volte) le percussioni che ne sottolineano l’incedere molto ritmico, quasi concitato. Rispecchia l’ebbrezza di mistiche colme di desiderio, schemi quasi matematici, sovrapposizioni che arrivano al tema solo nel finale in un vortice di esaltazione febbrile. E con la forte vocazione melodica che contraddistingue gran parte della sua musica. L’agile orchestra è composta da Dirk Descheemaeker (clarinettom sax soprano), Marc Grauwels ed Eric Mertens (flauto piccolo), Luc Verdonck (fagotto), Lieven Van de Walle (violoncello), Eddy Verdonck (trombone), Etienne Siebens e Geert Steen (tuba), Marc Bonne (percussioni) e naturalmente Wim Mertens (pianoforte e voce, oltre che compositore, arrangiatore, produttore). Nel 1990 fu pubblicato da Les Disques du Crépuscule anche in un CD/EP insieme ad altri quattro brani e anche in un 7”/45 RPM con il brano “Watch!” nel lato B. All’epoca fu il secondo disco di Mertens stampato in Italia (vinile e compact disc) dalla Materiali Sonori.
Giampiero Bigazzi, Ottobre 2022

THE HEART WAS DIFFERENT
In 1962 Gallimard brought out Symboles fondamentaux de la science sacrée by the French writer, occultist and philosopher René Guénon (1886-1951), a book that set out to explore at a global level, ranging across the continents and religions, the symbolism of the sacred: the dome, the wheel, the tetractys, the world egg, the tree of life… What did the heart symbolise before the culture of Romanticism took it up as the centre of the affections? Why did female saints and mystics utilise a sentimental, emotional vocabulary in which they always adopted the word ‘heart’ to speak of their closeness to God? We are accustomed to giving it a post-psychoanalytical interpretation, ignoring however the symbolic value of language farther back in the past and forgetting that before the 18th century the heart was different.

This is what René Guénon has to say in the chapter entitled “The Radiating Heart and the Flaming Heart” of his Fundamental Symbols: The Universal Language of Sacred Science (Cambridge, UK: Quinta Essentia, 1995):

It is hardly necessary to recall that the correlation of sun and heart, insofar as both alike have a ‘central’ symbolism, is common to all traditional doctrines, of the West as well as the East. It is thus, for example, that Proclus, addressing himself to the sun, says: ‘Occupying the midmost throne, above the ether, and having as emblem a dazzling circle which is the Heart of the World, thou fillest all with a providence apt to awaken the intelligence’. We cite this text especially, in preference to many others, because of the formal mention of the intelligence that is made in it; and as we have often had occasion to explain, in every tradition the heart is also considered before all else as the seat of the intelligence. Moreover, according to Macrobius, ‘the denomination “Intelligence of the World” responds to that of Heart of Heaven; source of etherial light, the Sun is for this fluid what the heart is for the animated being’; and Plutarch writes that the Sun ‘having the strength of a heart, disperses and gives out from itself heat and light, as if these were blood and breath’. […]

In certain cases concerning the heart, the representation includes only one of the two aspects of light and heat. Light is naturally represented by radiation of the ordinary type, that is, by rectilinear rays alone; as for heat, it is most commonly represented by flames issuing from the heart. It can moreover be noted that the radiation, even when the two aspects are united, generally seems to suggest an acknowledged preponderance of the luminous aspect. This interpretation is confirmed by the fact that the representations of the radiating heart, with or without the distinction of the two kinds of rays, are the older, dating for the most part from times when the intelligence was still traditionally related to the heart, while representations of the flaming heart became wide-spread especially under the influence of modern ideas and the consequent reduction of the heart to a correspondence with sentiment only.

Guénon explains that the heart was seen as the seat of intelligence, and that that intelligence was not the more modern concept of reason, but included love. The deviation in the significance of the heart so that it was no longer related to intelligence “is doubtless to be imputed largely to rationalism insofar as it claims to identify intelligence purely and simply with reason; for the heart is not related to the rational faculty, but to the transcendent intellect which, precisely, is ignored or even denied by rationalism.’ In other words, if we don’t know the history of these concepts over the centuries that preceded contemporary consciousness, we cannot understand the language of the female saints and mystics. Pure intelligence is different from reason, just as love is different from sentiment. Guénon goes on to say:

It can easily be understood that certain terms borrowed from affectivity, as well as others, should be susceptible of analogical transposition into a higher order, for all things, apart from their immediate and literal meaning, have in fact a value as symbols in relation to more profound realities; and in particular, it is clearly so whenever there is a question of love in a traditional doctrine. Among the mystics themselves, despite inevitable confusions, affective language appears especially as a symbolic mode of expression, for however much sentiment in the ordinary sense of the word they may incontestably feel, it is nevertheless inadmissible, whatever modern psychologists may claim, that nothing should be there but purely human emotion and affection related as such to a superhuman object.

Guénon explains how in all the texts on mysticism the heart is the old kind, linked not to reason, not to sentiment, but to the transcendent intellect. Hearts are sacred not because the women that speak of them are pure, but because they relate to a broader idea of love than the one with which we are familiar today. Reading the heart of the mystics, between the lines.

St Gertrude the Great (1256-1302), was a Cistercian nun in the convent at Helfta, in Saxony. In her Revelationes or Legatus divinae pietatis she described her first vision of the Redeemer in the guise of an adolescent, come to console her and promise her salvation: ‘O loving Brother, Most beautiful Youth, Most joyful Companion, Most generous Host […] I prefer You to every creature; I renounce all delights on account of you; for You I seek all adversity; and in all this I desire only your praise. That You are the Life-Giver of all that is good – To this my heart and mouth bear testimony’. Taking inspiration from the spirituality of her Order, Santa Gertrude was the forerunner of the devotion of the Sacred Heart of Jesus. Here the iconography depicts her in monastic robes, with a flaming heart enclosing the Christ Child in accordance with the motto: “In corde Gertrudis invenietis Me” (“In Gertrude’s heart you will find me”). Among the other attributes appear a book, the pastoral staff and a palm branch. This is how she is depicted in the 18th-century picture by the Mexican painter Miguel Cabrera, now in the Dallas Museum of Art.

“No Testament” is one the most important pieces in the entire output of Wim Mertens, released at the end of what could be called the first stage of his career. The track was on the album Motives for Writing, which came out in 1989. The Belgian musician is the leader of a large ensemble in which wind instruments predominate and here introduces percussion into his composition (for one of the first times) to underline its highly rhythmic, almost agitated pace. It reflects the euphoria of mystics filled with desire through its almost mathematical schemes, superimpositions that arrive at the theme only in the finale, in a vortex of feverish exaltation. And with the marked bent for melody that characterises much of his music. The agile orchestra is made up of Dirk Descheemaeker (clarinet and soprano sax), Marc Grauwels and Eric Mertens (piccolo), Luc Verdonck (bassoon), Lieven Van de Walle (cello), Eddy Verdonck (trombone), Etienne Siebens and Geert Steen (tuba), Marc Bonne (percussion) and of course Wim Mertens (piano and voice, as well as composer, arranger and produce). In 1990 it was also brought out by Les Disques du Crépuscule on an EP CD together with four other pieces and as a 7”/45 rpm single with the track “Watch!” on the B side. At the time it was the second record by Mertens to be pressed in Italy (vinyl and compact disc) by Materiali Sonori.
Giampiero Bigazzi, October 2022

ON GOING ONLINE:
FEMALE MYSTICS – SACRED HEARTS:
Drunk with desire, lacking all
Curated by Rita Selvaggio and Sofia Silva
Iconographic research and appendices: Chiara Di Maria, Valentina Rubino
Selection of pieces Wim Mertens: Giampiero Bigazzi
27 October 2022 – 26 January 2023

Programma legato ai temi di “PUPILLE. Ci fioriscono gli occhi se ci guardiamo”, mostra collaterale di “Masaccio e Angelico. Dialogo sulla verità nella pittura” promossa e organizzata dal Comune di San Giovanni Valdarno e inserita nel progetto “Terre degli Uffizi” ideato e realizzato da Gallerie degli Uffizi e Fondazione CR Firenze, all’interno delle rispettive iniziative “Uffizi Diffusi e Piccoli Grandi Musei”.

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