Alighiero Boetti esordisce, dopo studi da autodidatta, nel 1967 alla Galleria Christian Stein di Torino. Nello stesso anno entra nel gruppo degli artisti dell’Arte Povera partecipando alla mostra omonima curata da Germano Celant. Gli anni Settanta sono il periodo dei viaggi in Afghanistan, dove, nel 1972 apre, a Kabul, un albergo che chiama One Hotel: qui Boetti concretizza, affidando a terzi, la sua concettualità dell’arte. A partire dalla metà degli anni Settanta inizia un’intensa stagione di esposizioni in musei, istituzioni e gallerie in Europa e Stati Uniti. Nel 1990 Boetti è invitato alla Biennale di Venezia con una sala personale e in questa occasione riceve il “Premio Speciale della Giuria”. Muore il 24 aprile 1994 nella sua casa in via del Teatro Pace a Roma.
– data: 1967
– tecnica: alluminio e tessuto di cotone a righe di colore blu, giallo, rosso, verde, nero.
– dimensione: 50x50x50 cm
– descrizione: Un tessuto a strisce colorate, simile a quello utilizzato per le sdraio, posizionato entro una struttura metallica, forma Zig-Zag, 1967, uno dei primi lavori tridimensionali realizzati da Alighiero Boetti. L’opera costituisce uno snodo importante della carriera dell’artista poiché in esso è possibile leggere alcune tematiche che accompagneranno la sua produzione successiva quali la ripetizione come modalità di produzione estetica, l’uso del tessuto e in particolare l’idea del tessere e del rapporto trama/ordito. La scultura, costruita con materiali industriali e di comune utilizzo, nel titolo fa riferimento all’andirivieni franto e senza fine del tessuto all’interno della scatola di alluminio e al risultato ottico ottenuto. Il percorso in avanti e indietro della tela ricorda infatti il movimento di un telaio, tipico anche del pensiero, e il ritmo alternato di trama e ordito che ritroviamo ancora nell’etimologia della parola “testo”. Si ricorda infatti come in latino textum significhi testo ed intreccio e nella variante tectum (tetto) rimandi all’idea del costruire: l’opera, dunque, ad un’attenta osservazione trattiene in sé sia il disegno primordiale di un ambiente abitabile che il fluire dei testi e dei pensieri frutto di costanti intrecci.