Formatosi fra Ginevra e Parigi, dopo l’infanzia passata in Spagna, Antonio Bueno esordisce nel 1938 a Parigi esponendo al Salon des Jeunes. Trasferitosi in Italia nel 1947, assieme ad Annigoni e al fratello, fonda il gruppo dei Pittori moderni della realtà. Chiusa l’esperienza realista e metafisica, dopo il viaggio negli Stati Uniti, nel 1962 l’artista fonda il Gruppo 70: è il decennio della sperimentazione e dei contatti con il Gruppo 63. Nel 1969 annuncia la sua uscita dal Gruppo 70 e si dedica costantemente al tema delle donne, che non abbandonerà più. Il decennio dei Settanta presenta la fase, definita dall’artista stesso, Neokitsch. Nel 1984, anno della sua morte, partecipa nuovamente alla Biennale di Venezia dopo avervi esposto del 1956 e del 1965.
– titolo: Minatore di lignite
– data: 1964
– tecnica: dipinto, olio su faesite
– dimensione: 110×79 cm
– descrizione: A differenza della maggior parte delle produzioni legate al Premio Masaccio, che prediligono il paesaggio, il dipinto di Antonio Bueno, prodotto in occasione dell’edizione del 1964 e vincitore del secondo premio, presenta il ritratto di minatore di lignite. La raffigurazione, segnata da una forte frontalità del soggetto, riporta le caratteristiche riduzioni formali amate da Bueno che prevedono una forte semplificazione dei tratti somatici e una forzata rotondità del viso. La tecnica, olio su faesite, rappresenta bene la produzione della metà degli anni Sessanta dell’artista, oltre a conferire al dipinto un’atmosfera rarefatta e un uniforme tono nero-bruno che ricorda la lignite come l’ambiente delle miniere. L’opera, sia dal punto di vista temporale che di esecuzione, ricorda gli esperimenti compiuti dall’artista sul monocromo in particolare con la serie delle Impronte che, come sottolinea Filiberto Menna, propone una serie di visi che non capiamo se stiano per apparire e rendersi visibili o pronti a scomparire, come maschere sospese in un attimo congelato dalla rappresentazione.